Che cosa succede se diamo lo stesso task a tre persone appartenenti a tre diverse generazioni? A prescindere dall’individualità di ognuno, è molto probabile che il compito in questione venga svolto in maniera totalmente differente da ciascuno di loro, pur raggiungendo lo stesso risultato. Ragionamenti, background, logiche diverse, ma anche soft skill diversificate: quali sono le competenze trasversali principali per Gen X, Millennials e Gen Z?
Generazioni a confronto
Secondo lo studio condotto dall’agenzia per il lavoro digitale Jobtech, ogni generazione possiede soft skill differenti a seconda, per l’appunto, dell’anno di nascita. La ricerca, condotta su un campione di 1000 profili attivi nella ricerca di lavoro, ha rivelato le peculiarità intrinseche di ciascuna fascia generazionale analizzata.
Generazione X: tra sicurezza e poca empatia
Forti dei loro anni di esperienza nel mondo del lavoro, i nati tra il 1965 e il 1980 dimostrano grande sicurezza sul posto di lavoro. A questo si aggiungono ottime capacità organizzative e una forte stabilità emotiva, che dunque si traduce in un’ampia resistenza allo stress.
I rispondenti all’indagine appartenenti alla Gen X si dichiarano equilibrati e poco propensi all’emotività, con rarissimi, se non nulli, sbalzi d’umore. Infatti, il 63% dei Gen X sostengono di arrabbiarsi di rado, contro il 50% di Millennials e Gen Z. Di contro, gli appartenenti alla Gen X si rivelano essere i meno empatici in assoluto rispetto a tutto il campione preso in analisi.
Altro aspetto da considerare riguarda la sicurezza sul lavoro: in particolare, gli uomini si sentono più sicuri rispetto alle donne (10 punti percentuali in più). Le donne, tuttavia, si definiscono più inclini a mettere a punto un piano di attività e a rispettarlo (86% delle donne contro il 73% degli uomini).
Millennials: energia e motivazione
La generazione dei Millennials è quella nata tra il 1981 e il 1996. Di loro è emerso che sono i più inclini a stabilire un clima di lavoro sereno e positivo, ponendo grande attenzione alle relazioni sociali nell’ambiente di lavoro.
Per quanto riguarda lo stile lavorativo, i Millennials sono i più metodici e organizzati: l’improvvisazione non è compresa nel loro vocabolario lavorativo. L’ideale per loro è gestire il lavoro in autonomia da stress e scadenze.
Quanto a energia e motivazione, questa generazione ne ha da vendere. Infatti, i Millennials dimostrano di possedere queste caratteristiche al 15% in più rispetto alla media complessiva.
Generazione Z: sogno o son desto?
Flessibili e dinamici da un lato, ma profondamente insicuri dall’altro, gli appartenenti alla cosiddetta Gen Z comprendono tutti coloro nati tra il 1997 e il 2012. Amano diversificare le attività e non sono più ancorati agli orari di lavoro standardizzati: riescono a passare da un task all’altro con facilità e a lavorare in maniera smart, ovunque e a qualsiasi ora. Questo perché, per il 28% in più rispetto alla media, il lavoro è scandito dai ritmi dettati dai picchi di energia, discostandosi dall’approccio metodico e organizzato delle altre generazioni.
Questo stile di lavoro è sicuramente dovuto anche alla loro indole da sognatori: la Gen Z si differenzia in questo dalle generazioni più anziane per il 20% in più rispetto ai millennials e addirittura per il 40% in più rispetto alla Gen X.
Dall’altro lato però, al contrario della Gen X, la Gen Z rivela la sua insicurezza nel prendere decisioni, soprattutto a fronte di responsabilità. È possibile che questa insicurezza affondi le sue radici in una maggiore suscettibilità allo stress. In particolare, gli uomini della Gen Z sono risultati i più preoccupati di tutto il campione preso in analisi, oltre ad essere anche i più procrastinatori.
Gap generazionale incolmabile o ricchezza inestimabile?
A ogni generazione, dunque, le proprie soft skill: il che non significa che esista una generazione migliore dell’altra. Siamo semplicemente diversi. E la diversità è un grande punto di forza per le aziende.
«Avere in organico un mix giusto di persone appartenenti alle diverse generazioni porta a migliori risultati in azienda – dichiara Angelo Sergio Zamboni, Co-founder di Jobtech – e questo è molto importante soprattutto in un periodo contrassegnato da una generale difficoltà a trovare lavoro».
La costruzione di un ambiente di lavoro multigenerazionale rappresenta dunque un arricchimento del workplace, da alimentare e favorire ogni giorno. Lo scambio generazionale, il confronto di idee e le diverse mentalità portano sempre allo sviluppo di grandi progetti. Lo pensa anche Patrice Thompson, che sogna un mondo in cui le diverse prospettive generazionali vengono integrate in maniera fluida e armonica nei diversi posti di lavoro. Vi lasciamo con il suo TEDTalk per una riflessione più approfondita.
Naturalmente, lo studio citato in questo articolo apporta una generalizzazione di base delle varie soft skill esistenti. Se vuoi operare un’analisi più dettagliata sul tuo campione di persone, per scoprire quali competenze trasversali le caratterizzano maggiormente, contattaci per una consulenza gratuita sulle nostre soluzioni di assessment!
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