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Intervista ad Elena Gervasio

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Intervista ad Elena Gervasio

La prima dipendente non si scorda mai!

Elena Gervasio, Sales Director di Eggup, è stata la nostra prima dipendente in assoluto. Cinque anni dopo la sua assunzione l’abbiamo intervistata nuovamente (qui la sua prima intervista) per scoprire come sono andati questi primi cinque anni insieme!

Ciao Elena, bentrovata. Partiamo subito con una domanda a bruciapelo: come sono andati i tuoi primi 5 anni in Eggup?

Sono stati cinque anni molto interessanti (ride, ndr). Scherzi a parte, sono andati bene ovviamente! Nel mio caso, rientrando in Italia dall’Inghilterra, Eggup è stata la prima azienda italiana in cui ho lavorato dopo il mio rientro. Oltre al cultural gap, ho dovuto gestire anche un altro cambio drastico, perché sono passata dal lavorare per aziende molto grandi, del calibro di multinazionali e catene di hotel, a una piccola start-up. Ovviamente è stata una sfida che mi ha permesso di imparare tantissime cose, perché in qualche modo lavorare per una start-up significa diventare fin da subito imprenditore di te stesso. Se non sai come fare una cosa la impari e poi la metti subito in pratica in prima persona, perché non c’è nessun altro che la faccia per te. Lavorare in una piccola azienda è una palestra fondamentale per mettersi in gioco e imparare continuamente cose nuove.

Questi cinque anni sono stati caratterizzati da moltissime sfide, dunque, ma anche altrettante soddisfazioni. Soprattutto in un’azienda piccola, quando ottieni dei risultati importanti, la soddisfazione personale è amplificata all’ennesima potenza, perché in un certo senso ti senti maggiormente responsabile. È facile che, nelle grandi aziende, questo aspetto legato alla soddisfazione personale venga a perdersi: per questo sono contenta di averlo ritrovato in Eggup!

Ci racconti un episodio significativo che ricordi di questi 5 anni?

Sicuramente mi viene in mente il periodo della pandemia in generale. Sono entrata in Eggup a fine 2018: ho avuto appena il tempo per assestarmi, imparare a gestire determinati processi e a conoscere bene il lavoro. Una volta poste le basi, dopo un anno di lavoro intenso, ecco che arriva la pandemia. Come è successo a tutti, ci siamo dovuti fermare e ristabilire gli equilibri che avevamo costruito con fatica. Per un’azienda piccola come la nostra, a maggior ragione, non è stato facile, anche perché Eggup era in un periodo cruciale del suo sviluppo che, per cause di forza maggiore, è stato rimandato. Dal punto di vista emotivo e psicologico, eravamo tutti molto provati.

Nella difficoltà, però, è stato bello il modo in cui ci siamo ritrovati a lavorare senza perderci d’animo. Abbiamo perseverato e, con nostra sorpresa, abbiamo raggiunto anche dei buoni risultati, nonostante le premesse non fossero proprio dalla nostra parte. Inoltre, abbiamo partecipato a un’iniziativa sociale che prevedeva la partecipazione a un hackathon a livello europeo. Nel nostro piccolo, abbiamo cercato di contribuire per sostenere le persone dal punto di vista del benessere psicologico aiutandoli a capire i propri punti di forza e di crescita attraverso un assessment sulla resilienza, che era un po’ la soft skill di cui tutti avevamo bisogno in quel periodo. Questa iniziativa ci ha tenuto ancora più uniti in quel momento!

Che cosa ti ha spinto a volerti mettere alla prova nel mondo dell’HR Tech, in particolare delle soft skill?

Originariamente, provengo dal settore HR: ho lavorato in consulenza e, successivamente, nel settore hospitality. Quest’ultimo ambito mi ha dato la possibilità di lavorare a stretto contatto con figure HR nel mondo del travel. Anche la posizione che ricoprivo, nel management aziendale, mi ha permesso di sviluppare un interesse genuino nei confronti dei percorsi per lo sviluppo delle persone, sia da un punto di vista di relazioni umane che di avanzamento di carriera, progettati per ogni dipartimento.

Quando sono rientrata in Italia, ho trovato questa posizione in Eggup e ho pensato che mi sarebbe piaciuto lavorare in ambito HR. Il fatto che Eggup fosse incentrato sullo sviluppo delle soft skill per me è stato un bonus. A mio avviso, infatti, questo è uno degli aspetti più entusiasmanti del settore delle risorse umane, perché ci si dedica ad aiutare le persone a crescere e ad acquisire un’autoconsapevolezza che molto spesso manca.

Se dovessi nominare 3 soft skill di cui non puoi fare a meno nella tua vita lavorativa, quali sarebbero?

Solo tre? (ride, ndr) Se dovessi sceglierne davvero solo tre, al primo posto ci sarebbe senza alcun dubbio l’organizzazione. Questo perché siamo un’azienda in crescita, ma ancora relativamente piccola, per cui le capacità di organizzazione e di pianificazione sono fondamentali per lavorare bene e non perdersi tra le innumerevoli attività che portiamo avanti giornalmente.

In secondo luogo, penso alla persistenza al raggiungimento del risultato. Bisogna sempre credere in quello che si fa, soprattutto quando si fa parte di un’azienda in crescita. Quando uno degli obiettivi dell’azienda è quello di essere riconosciuti in Italia come azienda di riferimento per la valutazione delle soft skill, devi fare tuo l’obiettivo e perseguirlo fino a che non lo raggiungi.

Questo è strettamente correlato alla terza soft skill che reputo fondamentale nel nostro lavoro, ossia la capacità di pensare fuori dagli schemi e di innovare. Riflettiamo sempre, individualmente e come team, su come aiutare le persone ad acquisire consapevolezza sulle proprie soft skill in modo diverso, più efficace, più innovativo, sperimentando le ultime tecnologie e integrandole nei processi. Anche rispetto ai competitor, la capacità di pensare in maniera innovativa ci permette di rimanere sempre sulla cresta dell’onda e di distinguerci dalla concorrenza. Questo è sempre stato il nostro punto di forza per differenziarci sul mercato e sempre dovrà esserlo: è così che cresce un’azienda.

Se poi posso aggiungere altro, penso al lavoro di squadra e all’autoefficacia: senza non si va da nessuna parte. La nostra azienda, vuoi per le dimensioni (attualmente 6 persone, ndr), vuoi per la modalità di lavoro da remoto, necessita di persone responsabili, che sappiano lavorare da soli e raggiungere gli obiettivi in maniera indipendente. Al contempo, però, bisogna saper anche lavorare in squadra, per accertarsi di perseguire tutti i medesimi obiettivi.


Ringraziamo Elena per averci raccontato dei suoi primi cinque anni in Eggup e delle soft skill su cui fa affidamento nel suo lavoro quotidiano!

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