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Skilling, Reskilling e Upskilling: verso la formazione continua

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skilling, reskilling e upskilling

Mai come negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di cambiamento del mondo del lavoro. La globalizzazione, le nuove tecnologie, le sfide portate dalla pandemia di Covid-19 hanno trasformato e tuttora continuano a trasformare il mercato del lavoro nel profondo.

Ai lavoratori non resta altra scelta dunque che stare al passo con questi cambiamenti, adattando le competenze a un mondo del lavoro in continua trasformazione. Basti pensare che secondo il World Economic Forum, il 35% delle skill che possediamo ora non servirà più entro il 2025. Di conseguenza, il 50% dei dipendenti avrà bisogno di un percorso di riqualificazione entro il 2025.

Per ovviare a questa situazione ed evitare di rimanere indietro, c’è sempre più bisogno di acquisire nuove competenze e migliorare quelle che già si possiedono. Per questo, sempre più aziende riconoscono il valore di una formazione continua, che non termina con la formazione obbligatoria scolastica né con la formazione tecnica sul lavoro, ma che accompagna il lavoratore lungo tutto l’arco della sua vita professionale.

In quest’ottica, i processi di skilling, reskilling e upskilling sono diventati fondamentali e lo diventeranno sempre più in futuro. In questo articolo, vediamo insieme di che cosa si tratta e perché è importante attuarli in ambito aziendale.

Skilling: significato

Il termine inglese “skilling” sta ad indicare semplicemente l’apprendimento di una nuova competenza. Questo processo è utile per aggiornare costantemente la forza lavoro aziendale e disporre così di personale sempre qualificato.

Secondo il rapporto Strategie per le competenze” dell’OCSE, la vita media di una competenza tecnica è compresa tra i 12 e i 18 mesi. Questo significa che, per avere uno staff altamente qualificato, le aziende devono investire in percorsi di skilling con cadenza quasi annuale.

Questo processo può anche essere messo in atto dal lavoratore stesso per aggiornarsi e apprendere nuove competenze al fine di cambiare mansione lavorativa o azienda.

Reskilling: significato

Per “reskilling” si intende l’apprendimento di nuove competenze non strettamente collegate alla mansione svolta. Questo processo è utile per rimodellare la forza lavoro nella direzione dell’innovazione.

Ad esempio, se in azienda esiste un team con mansioni obsolete e con skill ormai superate, potrebbe essere utile progettare per loro percorsi di formazione per rivedere la loro posizione in azienda e portarli verso nuove posizioni lavorative. In altre parole, il processo di reskilling prevede una riqualificazione del lavoro di un determinato dipendente o team di lavoro.

Nella storia, hanno dovuto attuare un percorso di reskilling tutti coloro che hanno visto il proprio mestiere cambiare, diminuire ed infine estinguersi. Parliamo ad esempio degli scrivani, dei centralinisti o dei lampionai: queste figure e molte altre hanno dovuto reinventarsi per adattarsi allo sviluppo tecnologico che ha man mano lasciato cadere in disuso i loro mestieri.

Upskilling: significato

Con il termine “upskilling”, invece, si designa la necessità di espandere e approfondire le competenze che già si possiedono. Questo processo è utile per potenziare la forza lavoro, migliorandone costantemente le performance e le skill.

Ognuno di noi, ad esempio, attua un processo di upskilling quando partecipa a un corso di aggiornamento in relazione a un determinato software che già utilizza per lavoro. Si tratta di upskilling anche quando viene identificato un percorso di formazione continua che possa essere utile al lavoratore nelle mansioni che svolge quotidianamente.

Questo approccio si differenzia dal reskilling in quanto, mentre la riconversione del lavoro si rende necessaria, l’upgrade delle competenze è volto al miglioramento continuo. Questa spinta può venire anche dal lavoratore stesso, che ha voglia di mettersi in gioco e non smettere mai di imparare.

L'importanza dei processi di skilling, reskilling e upskilling
I processi di skilling, reskilling e upskilling sono diventati fondamentali per stare al passo con il mondo del lavoro in continua trasformazione.

Perché investire in percorsi di skilling, reskilling e upskilling

In apertura, abbiamo ribadito la necessità per aziende e lavoratori di tenersi costantemente aggiornati per stare al passo con un mondo in continuo mutamento. Per abbracciare questo cambiamento, le aziende non possono e non devono affidarsi unicamente alla ricerca di nuovo personale, ma devono avviare processi di valorizzazione delle proprie risorse interne.

Andare a cercare nuove risorse che possano colmare le lacune presenti in azienda si rivela essere spesso controproducente. Questo per via della sempre più elevata Talent Scarsity, che rende difficoltoso il reperimento di nuovi talenti altamente qualificati, e per via dei fenomeni come la Great Resignation, che vede sempre più dipendenti lasciare la propria azienda se non viene riconosciuto il loro valore o se l’azienda promuove una cultura del lavoro tossica.

Per affrontare il futuro, è bene dunque formare la propria forza lavoro a una cultura della formazione continua, attraverso percorsi di skilling, reskilling e upskilling. Secondo il Talent Trends Report 2022 di Randstad, il 75% dei responsabili HR considera il reskilling un ottimo strumento per sopperire alla scarsità di talenti di cui sopra. Anche i dipendenti accolgono queste iniziative con entusiasmo: l’80% infatti ritiene molto importante che l’azienda proponga percorsi di riqualificazione o miglioramento delle competenze nell’ottica dell’apprendimento continuo. E sempre il 72% dei dipendenti dichiara che non cercherà altre opportunità lavorative se queste iniziative venissero offerte nella propria azienda.

Non solo hard skill

Ecco dunque che skilling, reskilling e upskilling si configurano anche come strategie di Talent Retention e Talent Attraction. Questo vale chiaramente sia per soft skill che per hard skill. Il vantaggio risiede in coloro che partono già da una buona base in relazione alle soft skill. È dimostrato che le competenze trasversali hanno un forte impatto su quelle tecniche: infatti, coloro i quali possiedono buone soft skill saranno avvantaggiati nell’apprendimento o nel potenziamento delle hard skill. Per questo motivo, è importante che le aziende includano anche le competenze trasversali nei percorsi di formazione continua.

Per quanto riguarda le soft skill, è utile costruire dei percorsi ad hoc che possano supportare il dipendente nella sua vita professionale quotidiana. Le soluzioni Eggup, grazie al loro alto grado di personalizzazione, permettono alle aziende di costruire questionari di autovalutazione delle soft skill sulla base delle esigenze aziendali, andando a inserire nel test tutte le competenze trasversali di interesse per un determinato ruolo.

Inoltre, è possibile inserire i dipendenti che hanno partecipato all’autovalutazione in un percorso di auto-apprendimento, lo Smart Coach. Al termine dell’erogazione del questionario, infatti, ogni dipendente comincerà a ricevere contenuti personalizzati sulla base dei propri risultati per migliorare i propri punti di forza e di crescita. I contenuti sono tra i più disparati, proprio per meglio adattarsi allo stile di apprendimento di ogni individuo: libri, podcast, TedTalks, corsi gratuiti, film, canzoni: i dipendenti riceveranno questi suggerimenti in maniera cadenzata e potranno accedervi in totale autonomia.


 In futuro, il successo delle aziende sarà sempre più determinato dal successo dei propri dipendenti. In fondo, l’azienda è fatta di persone e sono proprio le persone ad esserne il fulcro. Per questo, investire in percorsi di auto-apprendimento e formazione continua è la chiave di volta per affrontare le nuove sfide che il futuro porterà con sé.

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