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Intervista a Pietro Testa

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La mente tecnologica dietro a Eggup

Classe 1983, Pietro Testa è Chief Technology Officer e Co-Founder di Eggup. In pratica, è la mente tecnologica che si cela dietro la piattaforma di Eggup, che senza sosta testa, sviluppa e perfeziona nuovi software e nuove tecnologie per migliorare sempre più l’usabilità della nostra piattaforma.

Oggi facciamo una chiacchierata con lui per conoscere più a fondo la figura che si cela dietro alla costruzione della nostra tecnologia.

Ciao Pietro, bentrovato. Partiamo subito con una domanda significativa: chi era Pietro Testa prima di Eggup?

La stessa persona, con qualche anno di meno! Ho sempre avuto una forte passione per la tecnologia: sono sempre stato un nerd, in particolare in ambito informatico. Sin da quando ero bambino, mi è sempre piaciuto smanettare con telefoni, allarmi, trenini: mi divertivo a smontare e a rimontare questi oggetti per capirne il funzionamento. Quando mio padre poi acquistò il primo personal computer IBM, è nato un amore: avevo occhi solo per quello! Da lì ho deciso di fare della mia passione un lavoro, laureandomi in Ingegneria Informatica dopo una breve parentesi di tre anni alla Scuola Navale Militare “F. Morosini” di Venezia, dove ho conosciuto Cristian.

L’idea di una carriera militare era la mia seconda opzione: così ho voluto provare questa esperienza, che è stata per me molto formativa, ma che mi ha anche fatto capire che l’ambiente militare non faceva per me. Una volta sondato il terreno dall’interno, ho capito che la mia attitudine all’indipendenza, al pensare con la mia testa, mal si sposava con il rigido ambiente militare. Per potermi adattare, almeno in una fase iniziale, avrei dovuto fare grossi sacrifici, come ad esempio stravolgere continuamente le mie abitudini per partire in missione e ubbidire agli ordini impartiti, cosa che, per un abitudinario come me, alla lunga sarebbe stata pesante.

Terminata l’esperienza alla Scuola Militare Navale, mi sono ributtato sulla mia prima passione, cercando di recuperare i tre anni “perduti”. Durante tutta l’esperienza alla Scuola Militare Navale, infatti, non avevo più nemmeno toccato un computer, dato che non era possibile possederne uno. Così mi sono rimboccato le maniche, mi sono laureato e ho lavorato alcuni anni nel mondo della consulenza prima di co-fondare Eggup.

Da cosa è nata l’idea di Eggup?

Una sera ricevo la chiamata di Cristian, che mi racconta la sua idea: ancora non avevamo ben chiaro che cosa volevamo fare, se non che volevamo fare qualcosa insieme. All’epoca lavoravo da qualche anno in ambito consulenziale ed ero in una fase in cui non ero del tutto soddisfatto della mia carriera: stavo iniziando a guardarmi intorno già da un po’. In questo senso, la chiamata di Cristian è stata provvidenziale.

L’esperienza alla Scuola Navale Militare che abbiamo condiviso, oltre ad averci fatto conoscere, ci ha anche fatto capire l’importanza delle soft skill, al di là delle competenze puramente tecniche. Quello che studiamo sui libri e impariamo durante il nostro percorso lavorativo non è sufficiente a fare di noi dei professionisti a tutto tondo: serve anche sviluppare quelle competenze, quelle attitudini intrinseche che fanno parte del nostro carattere per poter lavorare bene in team. Le competenze trasversali sono determinanti per il successo di un progetto, che sia professionale ma anche personale: sono quelle che ci permettono di interagire in maniera efficace con l’altro.

Prima di arrivare a questa consapevolezza, comunque, io e Cristian abbiamo passato mesi in cui la sera, dopo il lavoro, ci sentivamo in videocall per fare brainstorming, ricerche e test. Questo fino a quando ci siamo accorti che in Italia esisteva un grosso buco nel settore HR che riguardava proprio la valutazione delle competenze trasversali delle persone. Qui le aziende non prestavano attenzione a questo tipo di competenze, nonostante all’estero, soprattutto nel mondo anglosassone, le soft skill fossero già ampiamente considerate da molti anni. Il che se ci pensiamo è paradossale, perché le aziende in primis dovrebbero interessarsi e attivarsi affinché ognuno possa essere messo nella condizione di esprimere al meglio le proprie attitudini, i propri talenti e le proprie potenzialità, anche e soprattutto sul lavoro.

Che cosa ti ha portato a voler entrare nel mondo dell’HR Tech e, più precisamente, a occuparti di soft skill?

A dire la verità, non ho mai voluto lavorare in ambito HR Tech! Quando studiavo, non avrei mai pensato che sarei finito a occuparmi di risorse umane. In ogni caso, essendo l’informatica una materia molto trasversale, non deve essere necessariamente connessa all’ambito in cui è applicata, quindi a pensarci bene non è poi così strano che sia finito in un mondo in cui non avrei mai pensato di lavorare.

In particolare, mai avrei pensato che sarei finito a lavorare nel settore delle risorse umane perché in Italia, purtroppo, come già detto, non è un ambito a cui si dedicano particolari attenzioni e risorse, almeno fino a poco tempo fa. Quando abbiamo iniziato la nostra avventura con Eggup, in Italia non si parlava ancora di HR Tech: questo sottoinsieme lo stiamo creando noi giorno dopo giorno, passo dopo passo, insieme ad altri attori che si prodigano per unire tecnologia ed HR in strumenti concreti a supporto degli HR Manager.

Sicuramente questo porta con sé molte opportunità, ma anche molto lavoro da fare per colmare il gap con gli altri Paesi del mondo. Gap che non è solo tecnologico, ma anche “educativo”: è necessario istruire le aziende sulla necessità di investire su questo tipo di servizi orientati allo sviluppo delle persone. La ritrosia delle imprese a operare investimenti in tal senso è data dalla scarsa tangibilità del ritorno sull’investimento: in parole povere, non frutta denaro. Tuttavia, a lungo andare, il ROI si traduce in molto di più: investire sulle proprie risorse significa avere in cambio un team di lavoro coeso, che sa affrontare gli ostacoli in maniera efficace e, soprattutto, che abbraccia i valori e gli ideali aziendali facendone i propri.

Parliamo delle tue soft skill: quali sono le competenze trasversali su cui fai maggiore affidamento nella tua quotidianità?

Sicuramente, le soft skill che più mi supportano nel lavoro di tutti i giorni sono le capacità analitiche e di problem solving, non solo in ambito lavorativo, ma anche nel privato. Ho sempre avuto un’attitudine naturale ad analizzare i problemi e a cercare diversi modi di risolverli. Ho poi perfezionato questa attitudine grazie ai miei studi di Ingegneria, che mi hanno permesso di affinare la tecnica in maniera metodica e matematica.

In linea di massima, lavorando spesso in solitaria, queste sono le soft skill su cui faccio maggiore affidamento. Per il resto, non sono uno particolarmente “caciarone”, ma spero comunque di essere un collega piacevole e non particolarmente pesante! Anche sulla sfera privata, comunque, sono abbastanza introverso e difficilmente parlo dei miei problemi personali ad altri: preferisco risolverli da solo! Forse anche questo fa parte della mia attitudine un po’ nerd, analitica e problem solver!

Come pensi si evolverà in futuro il settore HR Tech in relazione alle nuove tecnologie che stanno prendendo piede in questi ultimi tempi?

Questa domanda mi fa pensare inevitabilmente alla deriva che sta prendendo tutto il settore in relazione all’evoluzione degli algoritmi di Artificial Intelligence (AI) come ChatGPT, ad esempio. Sicuramente saranno strumenti molto utili da un punto di vista di Analytics, ma dobbiamo prestare attenzione a non affidarci a questi tool in maniera totale e acritica.

Nonostante la mia specializzazione sia Intelligenza Artificiale e Robotica, metto sempre un po’ le mani avanti: è necessario mantenere un focus interpretativo sull’output dato dalla macchina, senza tralasciare una verifica in merito alla correttezza delle informazioni riportate.

Bisogna sempre trovare il giusto equilibrio tra la mente umana che li utilizza e questi strumenti, per poterli interpretare nella maniera corretta. Dato che le risorse umane sono un ambito che ha a che fare con le persone, non dobbiamo dimenticarci il lato umano lasciando che le macchine prendano decisioni sulla gestione delle persone. Il rischio è che le risorse umane si trasformino in “risorse artificiali”!


Ringraziamo Pietro Testa per averci aperto una finestra sul suo mondo Tech e per averci raccontato la sua personale esperienza prima di Eggup!

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